venerdì 15 agosto 2008

Allarme per Milano e Venezia: «Troppo cloro nell'acqua del rubinetto»!


Ma è proprio così potabile l'acqua che sgorga dai nostri rubinetti? L'acqua del sindaco tanto pubblicizzata da Venezia a Roma è proprio così sana e fresca? Secondo uno studio della seconda università di Napoli non proprio tutta. Lo è dal punto di vista batterico, ma non dal punto di vista dei derivati della disinfezione che si deve praticare. Più batteri più cloro. Più cloro più derivati che, se in eccesso e se sommati giorno dopo giorno, potrebbero anche essere cancerogeni.

E così in un bicchiere d'acqua fresca di un'abitazione milanese o veneziana non vi saranno batteri ma trialometani o cloroformio o tetracloroetene oltre i limiti di legge. Non i batteri fecali riscontrati dai tecnici americani nell'acqua delle abitazioni dei militari americani che vivono tra Napoli e Caserta, non gli idrocarburi presenti in quella della base Nato di Vicenza (secondo la rivista Star & Stripes). Ma composti organo alogenati, derivati proprio dalla clorazione disinfettante. Insomma un salutare cocktail chimico. Lo studio napoletano si è interessato della purezza dell'acqua che si beve. Da quella dei rubinetti, punto d'arrivo degli acquedotti, a quelle minerali in vendita. Campioni prelevati in cinque città italiane: Perugia, Napoli, Milano, Venezia e Firenze.

I dati allarmanti, quelli che hanno destato l'attenzione dei ricercatori, sono stati i livelli dei derivati del cloro in alcuni campioni. Sostanze non sempre misurate dall'Asl o dall'Arpa, i laboratori regionali per la tutela dell'ambiente deputati ai controlli. Dice Massimiliano Imperato, docente di Idrologia e Idrogeologia dell'università Federico II di Napoli e Direttore del Ceram (Centro europeo di ricerca acque minerali): «Sono stati trovati nei campioni prelevati dai rubinetti delle abitazioni elementi contaminanti di chiara provenienza antropica (inquinamento) e sottoprodotti della clorazione, come trialometani, bromoformio, cloroformio e composti organo-alogenati, come tetracloroetilene e tricloroetilene. In alcuni casi, la concentrazione di questi inquinanti è risultata al di sopra dei limiti previsti (decreto legge 31/2001). Anche di molto». In particolare su un totale di 25 acque analizzate, 7 risultano non conformi (30%) per il superamento della Cma (Concentrazione massima ammissibile) di una o più sostanze: 4 a Milano e due a Venezia.

E' già partito un secondo studio, più ampio, che avrà termine ad ottobre. «I processi di clorazione — spiega il chimico Marco Trifuoggi —, attivano la formazione di sostanze organiche alogenate (indicate generalmente con il termine Dbp, ovvero disinfection by-products) che si formano in seguito alla reazione tra il cloro e le sostanze organiche presenti nell'acqua». I rischi per la salute? Risponde Marco Guida, Igienista e tossicologo: «Recenti studi epidemiologici hanno mostrato una correlazione tra l'assunzione prolungata di acque clorate e l'aumentato rischio di cancro a prostata, vescica e retto». Negli Stati Uniti, infatti, le acque non si clorano più, ma si ozonizzano. Ma il trattamento è più costoso. E anch'esso non esente da rischi.

Fonte: Il Corriere della Sera

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