Ricostruisce gli scheletri per i musei di tutto il mondo. "Il mio lavoro? A metà tra i puzzle e l’anatomia"
Giorgia Bacchia ama i puzzle fin da quand’era piccola. L’ultimo che ha ricostruito ha 75 milioni di anni. È un triceratopo, un dinosauro corazzato lungo sette metri e mezzo, alto tre, con un testone di due e corna lunghe un metro e venti. Roba da mettere a disagio un T-Rex, quando ne incontrava uno. Giorgia ha 29 anni e da quattro è la Signora dei dinosauri. Il padre le ha lasciato questa eredità: titolare della Zoic, l’unica azienda in Italia in grado di ricostruire dinosauri di grosse dimensioni. Una delle prime cinque al mondo, volume d’affari sul milione di euro.
Il mercato in cui opera non è vastissimo. Alla società, che ha sede a Trieste, si rivolgono soprattutto i grandi musei di storia naturale del mondo, ma anche i privati. L’ultima sua creatura, il triceratopo appunto, è stato battuto all’asta di Christie’s per 600 mila euro e ad aggiudicarselo è stato proprio un appassionato americano. Von Paulus (così si chiama il triceratopo, dal nome del comandante delle truppe corazzate tedesche a Stalingrado) è tornato in patria. Le sue ossa provengono infatti dal Wyoming e la Zoic le ha acquistate per circa 100 mila euro da un mediatore tedesco. Ci sono voluti cinque mesi di intenso lavoro per tirarlo fuori dalla roccia e montarlo, osso dopo osso.
Il Von Paulus
Ma alla fine ne è valsa la pena: all’asta Von Paulus è stato tanto apprezzato che altri compratori, dopo aver perso questo gioiello, hanno subito prenotato un altro triceratopo. E l’azienda di Trieste è già in trattative per comprarne uno.
«Ricostruire un dinosauro non è una cosa che s’inventa da un giorno all’altro - spiega Giorgia - Di piccole aziende che lavorano coi fossili ce n’è tante, ma bisogna avere un bel giro per rimanere impegnati mesi nella ricostruzione di un grosso dinosauro con la speranza di rivenderlo intero». Ma come si fa rinascere un dinosauro? Innanzitutto bisogna trovare lo scheletro, e già qui cominciano le difficoltà. In Italia non è possibile acquistarlo. Per legge qualsiasi cosa si trovi nel sottosuolo è di proprietà dello Stato. Bisogna quindi rivolgersi all’estero, in Medioriente o meglio ancora negli Stati Uniti. Una volta acquistate, le ossa vengono trasportate in blocchi di pietra e terra rivestiti da una camicia di gesso protettiva. I blocchi vengono accumulati in un magazzino nella zona industriale di Trieste, dove due geologi, due tecnici e due disegnatori tireranno fuori ogni osso dalla roccia.
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domenica 29 giugno 2008
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1 commento:
"E'l naufragar m'è dolce in questo mare."...!?...
Ciao e un caro saluto!
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