venerdì 11 luglio 2008

Il Mav di Ercolano: primo Museo Archeologico virtuale...visitate il sito:-)



Con i riflessi d'acqua anche i delfini del mosaico sembrano prender vita.

Le donne d'Ercolano già parlano fitto nelle terme. Eppure il nostro non è un sogno e la mitica macchina del tempo non è stata attivata.

Siamo nella città sommersa dal Vesuvio, ma il 79 dopo Cristo continua a essere lontanissimo nel tempo. Anche se l'atmosfera ha tutte le componenti del mistero, il velo è presto squarciato: siamo al Mav di Ercolano, il primo Museo Archeologico Virtuale italiano.

Il soffio d'aria calda che arriva dal vulcano non ci atterrisce: niente di venefico, eppure l'atmosfera sa rendere con grande evidenza interni e raffinatezze d'un mondo perduto e tragico, lontano nell'aspetto e vicinissimo nelle emozioni.
Gli scavi, quelli veri, sono a poca distanza da questa struttura del primo ventennio del secolo scorso, che un intervento da 3 milioni di euro ha saputo riscattare, dopo anni di declino e abbandono.
A noi che visitiamo gli spazi del sottosuolo (del museo) non resta che abbandonarci alla poesìa della scoperta. Certo, niente a che vedere con l'emozione di quegli arditi che attraverso scavi, pozzi e cunicoli, per la prima volta si avventurarono nel ventre di un sottosuolo ricchissimo di sorprese, con l'intento di illustrare le dimore e la casata dei Borboni.
Eppure questa gigantesca macchina virtual-scenica ha il pregio di coniugare sapientemente il meglio della tecnologia con i richiami emozionali degli elementi primi. L'effetto nazional poplare stile Quark (che un'acuta giornalista siciliana definisce alla Disney) si stempera nei profumi, nei vapori impalpabili d'acqua, nei giochi di luce e soprattutto nel rincorrersi lungo questo percorso virtual-museale di voci antiche e nuovissime .
«Le voyage n'est nécessaire qu'aux immagination courtes» (Viaggiare necessita solo a chi è corto d'immaginazione) scriveva Colette. E dunque il consiglio è di abbandonarsi all'immaginazione, meglio se virtuale. E dimenticare. Dimenticare che la villa dei Papiri ha subito l'aggressione della furia vulcanica. E così, complice la realtà-irreale, lungo il tragitto i suoi colori riprendono forma, i colonnati risplendono e i capitelli caduti tornano a corona delle colonne dipinte.
Villa San Marco si offre ai nostri occhi in tutta l'intensità dei suoi affreschi blu; la Villa Jovis, che fu di Tiberio, dalle sue altezze ci mostra panorami inusitati; i lupanari di Pompei si animano, e ansimano (ma solo per i più grandi: il badge che viene consegnato all'ingresso ai visitatori ci riconosce e accompagna, selezionando per noi la lingua prescelta e le immagini, con una scelta adattata nel linguaggio e nelle figurazioni alle esigenze dei più piccoli).
E se nella Villa probabilmente appartenuta al suocero di Cesare, Calpurnius Piso Caesoninus, a parlare sono i filosofi, lungo le vie di Pompei incontriamo i centurioni e le schiave. Per il progettista Gaetano Capasso rivive «la meravilgia della scoperta, si recupera lo stupore di chi per primo vide emergere dalla roccia tracce di un passato sepolto e dimenticato». Il degrado della Pompei commissariata sembra lontano, così come l'amarezza per anni e anni di fondi tagliati alle Sovrintendenze e di scavi mancati.

Al Mav rivive l'Ercolano di un tempo che fu. In attesa che si apra finalemente il Museo dedicato ai reperti degli scavi, la cittadina campana festeggia, con l'auspicio che, grazie ai turisti, non si trasformi in un'ennesima occasione mancata.

Visita il sito

http://www.capware.it/

Fonte: Il Sole 24 ORE

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