Nella primavera di quattrocento anni fa, era il 1609, Galileo Galilei cominciava a scrutare il cielo con un cannocchiale piuttosto grezzo. Omaggio, forse, di alcuni artigiani «sbarcati» dall’Olanda. Tecnologia a parte, assolutamente casalinga, rappresentava comunque una magnifica, prima volta. Ora, a distanza di quattro secoli esatti, nella città di Sant’Antonio ma anche (appunto) di Galileo, dove l’allora 45enne venuto da Pisa insegnava e testava al Bo i segreti della volta celeste, l’osservazione stellare diventa alla portata di tutti. Non più esclusiva di astronomi e scienziati, spesso sin troppo discreti nelle loro «puntate» e gelosi dei loro esperimenti. Bensì patrimonio popolare, a disposizione di curiosi, turisti e scolaresche.
Merito del grande planetario (costato oltre 750mila euro) inaugurato, l’altro giorno, a Padova dal sindaco Flavio Zanonato. Realizzato all’interno dell’ex macello di via Cornaro, a due passi dalla cinta muraria medievale e dalle acque del Piovego, è composto da una sala emisferica con sessantacinque posti a sedere (poltroncine reclinabili per stare comodi con il naso all’insù) e da una cupola di quasi nove metri di diametro.
Ma, soprattutto, da un modernissimo sistema di videoproiezione digitale a tre dimensioni e ad alta risoluzione: ben 8 megapixel a definire ogni «virgola » che si agiti in cielo, prestazioni assicurate. L’intero campo cosmico viene così tridimensionalmente rappresentato, attraverso viaggi virtuali (ma verosimili) anche parecchio lontano dal pianeta Terra, alla fantastica scoperta di stelle, galassie e satelliti.
Una sorta di macchina del tempo.
Anzi, dello spazio. Una splendida simulazione, potremmo quasi dire cinematografica, se non altro pensando ai favolosi show stile Universal Studios Hollywood. «Proprio quarant’anni fa – spiegava l’altro giorno il sindaco Zanonato, che ha fatto della scienza un must del proprio ruolo di amministratore – andai in gita all’osservatorio di Milano, accompagnato da mio padre che faceva parte del Gruppo astrofili. Ricordo che gli anziani dissero a noi ragazzi di batterci per avere un planetario nella nostra città. Ed ora, finalmente, abbiamo questo gioiello». Costato alle casse comunali, come detto, quasi un miliardo e mezzo di vecchie lire. Impensabile, fino a poco tempo fa. Specie per quei tanti padovani che, nonostante tutto, mai hanno smesso di crederci: a cominciare dal Dipartimento di Astronomia dell’Università, diretto dal professor Piero Rafanelli; e poi l’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), l’Associazione astronomica euganea e, già ricordato dal sindaco, il Gruppo astrofili, il club dedicato al professor Giuseppe Colombo, celebre scienziato padovano scomparso nel 1984. Materialmente costruito dalla tedesca Skyscan Europe di Monaco di Baviera,
il planetario di via Cornaro aprirà al pubblico soltanto dal 15 maggio:
dal martedì al venerdì, dalle 16.30 alle 18 (in estate)
dalle 15.30 alle 17 (in inverno).
Le scolaresche avranno accesso negli stessi giorni, dalle 9.30 alle 11.
Prenotazioni al numero di telefono 392/3799036 o al sito internet www.planetariopadova. it. Biglietto intero 6 euro, ridotto 4 (sotto i 14 anni e sopra i 65 ).
Fonte: Corriere del Veneto
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